Approfondimenti - Sicurezza sul lavoro, Certificazione Energetica degli Edifici e Acustica Ambientale

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Dott. Domenico MARINO
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Acustica Ambientale
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I rumori nelle strutture edilizie
Tipi di rumore
In edilizia si possono distinguere differenti tipi di rumori:
· rumori aerei (vociare dei vicini, rumori provenienti dall’esterno ecc.)
· rumori di calpestio (generati dal calpestio delle persone al piano superiore ecc.)
· rumori prodotti dagli impianti tecnici (ascensore, impianto di condizionamento, scarico ecc.)

Come si trasmette il rumore nelle strutture
I rumori possono trasmettersi sia per via aerea che per via solida. Quindi negli edifici il rumore non si trasmette solo attraverso la struttura di separazione tra gli ambienti considerati, la propagazione del suono avviene anche tramite le strutture laterali.
Se consideriamo ad esempio la propagazione del suono tra due locali confinanti possiamo individuare tredici percorsi di trasmissione di cui uno diretto (attraverso il divisorio in esame) e dodici di trasmissione laterale (tre per ogni lato della parete).
Nella figura seguente vengono raffigurati il percorso diretto (Dd) e i tre percorsi laterali (Ff, Fd, Df) per uno dei lati dell’elemento divisorio dove:

D: elemento divisorio lato locale sorgente
d: elemento divisorio lato locale ricevente
F: struttura laterale lato locale sorgente
f: struttura laterale lato locale ricevente

Lo stesso tipo di considerazione ovviamente può essere fatto per la trasmissione dei rumori di calpestio. I suoni si propagano sia attraverso il solaio in esame che attraverso le pareti laterali.
La Riverberazione
Quando una sorgente di rumore attiva in un locale viene spenta, il livello di pressione sonora presente all’interno della stanza non si annulla istantaneamente.
Questo fenomeno è causato dal fatto che le superfici delimitanti l’ambiente, riflettendo parzialmente le onde sonore ancora presenti nella stanza, generano una “coda sonora”.
Tale fenomeno è noto con il nome riverberazione.
La capacità di una sala di risultare più o meno riverberante dipende principalmente dalle sue dimensioni (e quindi dal suo volume) e dalla capacità delle superfici delimitanti di assorbire o meno i suoni.
Visto che la superfici assorbono i suoni alle varie frequenze in maniera differente, i locali possono risultare molto riverberanti a certe frequenze e poco ad altre.
Locali troppo riverberanti non sono adatti per l’ascolto del parlato, in quanto la coda sonora non permette di distinguere chiaramente le sillabe che compongono le parole, ma potrebbero risultare adeguati per l’ascolto di determinati tipi di musica come ad esempio la musica d’organo.

Tempo di riverberazione (T60)
Considerato un ambiente chiuso e in condizioni di saturazione acustica (tramite l’attivazione di una sorgente sonora per un discreto intervallo temporale), si definisce tempo di riverberazione, relativo ad una specifica frequenza, il tempo necessario affinché, dopo lo spegnimento della sorgente sonora, il livello di pressione sonora relativo a quella frequenza si riduca di 60 dB rispetto al livello presente nell’ambiente con la sorgente in funzione.

Solitamente, considerata la difficoltà che si riscontra nel generare livelli sonori almeno 60 dB più elevati del livello sonoro preesistente nell’ambiente di prova, si considera come tempo di riverberazione il doppio del tempo impiegato per ottenere un decadimento limitato a 30 dB.

Tempo di riverberazione ottimale (T60ott)
Il tempo di riverberazione rappresenta in sostanza la lunghezza temporale della coda sonor (eco) all’interno di un ambiente: maggiore è il tempo di riverbero, maggiore è l’eco all’interno di quell’ambiente.
Il tempo di riverberazione deve assumere pertanto dei valori idonei al tipo di destinazione d’uso dell’ambiente stesso: in genere deve essere contenuto in 1-2 secondi, ma non è detto che un tempo di riverberazione particolarmente basso (ad esempio 0,5 secondi) sia sempre da preferire ad uno più alto (come ad esempio 3 secondi).
Valori bassi del tempo di riverberazione sono adeguati per locali con permanenza di persone, cinema e ristoranti. Tempi di riverberazione elevati invece sono adeguati per chiese e ambienti di ascolto.
Per quanto riguarda l’edilizia scolastica, i valori ottimali relativi ai tempi di riverberazione delle aule e delle palestre sono stati stabiliti dal Decreto Ministeriale 18 dicembre 1975, che ne stabilisce l’andamento:
- in funzione della frequenza
- in funzione del volume dell’ambiente, prevedendo una variazione direttamente (ma non linearmente) proporzionale all’aumento dello stesso.
Una precedente circolare ministeriale del 1967 (circolare 3150) prevedeva invece dei valori massimi applicabili alla media dei tempi di riverberazione relativi alle frequenze di 250 – 500 – 1000 – 2000 Hz e fissati in:
  • 1,2 secondi per le aule arredate;
  • 2,2 secondi per le palestre;
tali tempi erano fissati indipendentemente dalle dimensioni delle stesse.
Il D.P.C.M. 5-12-1997 “Requisiti acustici passivi degli edifici ” richiama esplicitamente questi limiti per gli ambienti scolastici.





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